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Bracciante, autodidatta, leader di primo piano di un partito, il PCI, diretto per lo più da intellettuali, uomo del Sud, Giuseppe Di Vittorio diresse una confederazione sindacale che aveva nel resto d'Italia il suo principale insediamento sociale. Passò attraverso diverse esperienze, dal sindacalismo rivoluzionario al comunismo, mantenendo sempre come stella polare l'esigenza di salvaguardare l'unità dei lavoratori, cercando di abbattere le barriere territoriali e impegnandosi sempre perché l'emancipazione politico-sociale dei lavoratori non fosse disgiunta dal superamento dell'estraneità tra masse e stato. L'asprezza della lotta di classe in Puglia e in Italia, lo portarono su posizioni rivoluzionarie, ma ispirate da un netto riformismo.